Storia di Lina che ha bisogno di parlare

“Ho trascorso un’estate tanto brutta che l’unica cosa che desidero è un inverno sereno.”

Lo dice così, ad alta voce, fissando il pavimento con aria affranta. Non capisco se stia parlando con me o con se stessa. Poi, sempre guardando le mattonelle rossastre puntinate di nero, mi dice:

“E lei come sta?”

Rispondo educatamente a questa sconosciuta che mi siede di fianco nell’enorme sala d’attesa dei poliambulatori. Più che in un luogo di cura sembra di essere in una stazione dei treni: architettura di cemento e vetro, tanta è la gente, tanta la confusione.

Ha un cappotto color cammello con il collo di pelliccia, un maglione di lana beige ed una sciarpa cremisi ben stretta attorno al collo. Fuori ci sono dieci gradi, il vento soffia forte, la pioggia sta per cadere. Qui dentro, però, c’è un microclima tropicale, afoso, umido, irrespirabile. Mi chiedo come faccia a resistere con tutti quegli strati di calore addosso.

“Ho le guance in fiamme” mi dice “e ogni tanto mi sembra che vada in fiamme anche il cervello. Tutti questi accertamenti, questi esami, queste visite, sono così distruttive che non ne voglio più fare.”

Elegante come un cigno, i lunghi capelli grigi raccolti in un morbido chignon, la postura regale di una nobildonna. Si chiama Lina, ha un passato a Vicenza, un marito che non c’è più, un figlio che vive a Ravenna e una nipote che studia a Padova.

E’ sola Lina e ha bisogno di parlare.

Così, vincendo la mia naturale tendenza all’asocialità, mi metto a sua disposizione, seguo i suoi racconti, raccolgo le sue confidenze. Lo sguardo di Lina sale dal pavimento ai miei occhi, la sua espressione da affranta diventa più serena, l’apatia lascia spazio a qualche timido sorriso.

“Secondo lei, ci vuole tanto a capire che ho solo bisogno di parlare?”

E’ sola Lina e quel che cerca è qualcuno che l’ascolti.

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2 pensieri su “Storia di Lina che ha bisogno di parlare

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