Storia di Elvira sugli spalti

Prima di sentirla parlare immaginavo avesse un nome delicato tipo Angelica o Elena. Capelli biondi corti con un taglio alla moda, occhi azzurri quasi trasparenti, pelle diafana, vestiti firmati. Ai lobi orecchini di perle, sulle unghie uno smalto iridescente, fra le mani uno smartphone griffato.

E’ seduta di fianco a me sulle tribune di uno stadio di serie A. Le sorrido, pensandola un pesce fuor d’acqua quanto me, che seguo il tennis e la Formula 1 e mi ritrovo in uno stadio di calcio a tifare per il Bologna, la squadra del cuore della famiglia. Lei ricambia il sorriso con dolcezza poi continua ad armeggiare con il telefono.

Mentre il cielo delle tre del pomeriggio si fa cupo ed il vento si alza, l’arbitro fischia il calcio d’inizio e la delicata Angelica (o Elena) si trasforma in un’aggressiva Elvira (o Vanessa): urla, improperi, oscenità in dialetto lombardo rivolte ai giocatori della squadra avversaria, all’arbitro, al destino crudele che spinge la palla nella porta amica e non in quella nemica. Ho quasi la tentazione di tappare le orecchie dei bimbi. Nel frattempo il cielo si è fatto completamente buio, la pioggia scroscia violentemente sullo stadio e la bionda Elvira troneggia al mio fianco intonando a gran voce il repertorio completo dei cori degli ultras del Bologna, perfino quelli irripetibili, persino quelli offensivi. Le urla di Elvira si confondono coi tuoni, dietro di lei lampi infuocati squarciano il cielo, tempo da lupi mannari.
La guardo basita e penso che, per fortuna, tifiamo la stessa squadra.

In fatto di sport, come in tutte le cose della vita, non ho preclusioni di genere e rigetto gli stereotipi. Sono donna, amo la Formula 1 e non ci trovo niente di strano se una donna si appassiona agli sport “degli uomini”.

Ma solo a me sembra surreale andare allo stadio una volta all’anno e, nel pieno di un nubifragio che oscura il cielo, trovarmi di fianco una dottor Jekyll e Mr Hide con gli orecchini di perle che nel cuore della terra emiliana tifa violentemente Bologna in dialetto comasco?

Un rammarico, alla fine, ce l’ho: il vero nome di Elvira non lo saprò mai.
Mi è mancato il coraggio di chiederlo.

Stadio

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2 pensieri su “Storia di Elvira sugli spalti

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