Quanta tristezza nell’ultimo romanzo di Gianni Biondillo.
Già pregustavo una delle solite indagini intricate con protagonista il Commissario Ferraro coadiuvato dall’ineffabile Ispettore Lanza, magari giostrata su archi temporali diversi e farcita di tutta l’ironia di cui Biondillo è capace.
E invece mi ritrovo fra le mani un libro estremamente lineare, semplice, prodigo di contemporaneità. Una trama d’attualità sul disagio e l’impotenza di chi vive in condizioni economiche precarie e di chi, da benestante, si ritrova all’improvviso indigente.
Un giallo lento, senza ritmo, rassicurante.
Il Geometra Tolusso, uomo onesto e modesto che per campare scrive sceneggiature di fiction, è oberato da una montagna di debiti involontari, provocati da altri e dal caso. Ce la farà a reggere l’impatto devastante di tanta malasorte?
Le pagine di Cronaca di un suicidio sono un crescendo costante d’angoscia: le cartelle esattoriali recapitate dal postino, il conto del condominio con gli arretrati, i contributi erroneamente non versati, lo stipendio che non arriva mai ed una moglie cieca e bisognosa di protezione che vive dall’altra parte della penisola. Ci si immedesima così tanto con il dramma di Tolusso che si arriva a condividere l’ipotesi del suicidio come unica via d’uscita possibile.
Qualcuno dirà: ma con un titolo così, cosa ti aspettavi?
Mi aspettavo di non essere delusa da Biondillo e infatti con il colpo di coda finale, tagliente e imprevedibile, l’autore riscatta il romanzo e spazza via la tristezza.
E’ tanto volatile la nostra memoria che ha bisogno di essere ancorata ad una pietra.
Preferisco i libri divertenti, ma le tue recensioni sono sempre accattivanti. grazie!
Grazie a te Maria.