La verità sul caso HQ

La verità sul caso HQ

Non si può partire per le ferie senza portarsi dietro il best seller dell’estate, anche se La verità sul caso Harry Quebert pensa ottocento grammi e rischia di farti sballare il peso della valigia al check in.

Ottocento grammi per ottocento pagine. Numeri che scoraggiano, non solo perché sono certa che un tale peso, sfogliato in spiaggia, risveglierà la mia tendinite al braccio sinistro, ma perché dubito di reggere una tale mole di parole sotto il sole cocente di Tharros, spiaggia dal mare turchino abbracciata dalle incantevoli rovine fenicie del VII secolo a.C.

E invece lo polverizzo in una manciata di giorni perché un collante potentissimo mi tiene attaccata al libro; mi immergo senza sosta in questo giallo retrodatato nel tempo in cui vorticano decine di personaggi, di situazioni, di ricordi.

Uno scrittore d’oggi indaga, per amicizia e lealtà, su uno scrittore di ieri accusato di un truce omicidio. Ogni pagina è un inganno, ogni personaggio mente, persino le ricostruzioni dei fatti sono mendaci. La sa lunga Joël Dicker, il giovanissimo autore svizzero che si prende gioco del lettore trattandolo come si trattano i bambini un po’ ingenui, con astuzia e accondiscendenza.

E quando, raggiunti i tre quarti del romanzo, ti viene da pensare: “Eh no caro Dicker, ti ho fregato, adesso ho capito tutto!”, basta una pagina in più per renderti conto che non avevi capito niente, è lui che ha fregato te.

Mi rimane un dubbio, una piccola falla nella trama, un passaggio illogico che non so spiegarmi. Forse è colpa della lettura vorace, del sole di Tharros o della tendinite prevedibilmente dolente. Mio marito, che l’ha trangugiato come me sotto lo stesso sole, ha il medesimo dubbio.

Devo confrontarmi con qualcun altro. Aspetto che lo legga la Lisa.

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10 pensieri su “La verità sul caso HQ

  1. La lettura di Lisa potrebbe essere il (la) discriminante giusto per fare “CENTRO” e per capire e da che parte pende l’ago della bilancia. Lei se ne intende di “CENTRO” visto che ultimamente ad una gara di tiro all’arco è arrivata buona seconda. Anche se i detrattori hanno calunniato con uscite del tipo: “HAI GAREGGIATO CON NON-VEDENTI, o ERI A UN METRO, oppure ERAVATE IN DUE. Ma diamo fiducia a Lisa e non ascoltiamo gli invidiosi.

    • Le lettere! Il rapporto epistolare fra Luther (che si fingeva Harry) e Nola avvenuto mentre Nola e Harry progettavano la fuga non regge. Com’è possibile che Nola e Harry, incontrandosi spesso, non parlassero mai delle lettere che si scambiavano quotidianamente proprio mentre progettavano di fuggire insieme? Se l’avessero fatto, come sarebbe stato naturale, avrebbero scoperto entrambi che era Luther a scriverle! E com’è possibile che Luther intercettasse tutte, ma proprio tutte quelle di Nola per Harry? Avrebbe dovuto vivere appostato dietro i cespugli di casa sua ad ogni ora del giorno e della notte e invece continuava a lavorare per Stern. Mi sono spiegata? Forse no, o forse è davvero colpa del sole e non ho capito niente!
      Tharros bellissima! Peccato che la vacanza sia durata poco….
      Baci amica carissima.

      • Forse non tutto deve avere una spiegazione logica. Hai ragione le lettere sono una falla nella costruzione dei fatti, ma il racconto è così coinvolgente, i personaggi così ben delineati, la trama che cambia ad ogni angolo così curiosa che ho lasciato un pò correre. E forse non è il sole, ma semplicemente la mente (non solo la nostra!!) che vede quello che vuole vedere…Bhè, anche io sono sopraffatta dal caldo torrido e non so più quel che dico!!! Comunque ci penso ancora e se mi esce una qualche idea te la comunico…
        A presto cara amica

  2. La tua osservazione è giustissima: Harry e Nola non hanno mai parlato delle lettere che si scrivevano? Gli innamorati amano parlare del loro amore e ripercorrere le più belle frasi che si sono scambiati.
    Mentre Luther doveva intercettare solo le lettere spedite a Harry e seguendo costantemente Nola e piazzandosi ogni giorno a Goose Cove probabilmente non gli riusciva difficile, anche perchè a detta di Stern ormai non svolgeva più il suo lavoro. Comunque mi sembrano peccati veniali che vanno certamente perdonati all’autore che ha creato un bell’intreccio. Perdono meno i correttori di bozze che hanno tralasciato errori macroscopici.
    Buona lettura a tutti

    • E’ vero Robbi, il libro è talmente coinvolgente che si tralasciano le imprecisioni e ci si gode il piacere della lettura. Come dice Lisa perdoniamo l’autore ma non i correttori di bozze che si sono lasciati sfuggire diversi refusi. Ne ha trovati alcuni anche mia cugina Giorgia…potremmo metterci insieme e scrivere una guida al caso HQ….. E poi lo sapevo Lisa che avresti colto al volo: “Gli innamorati amano parlare del loro amore e ripercorrere le più belle frasi che si sono scambiati”. L’errore madornale sta proprio lì……

  3. Pingback: Il libro dei Baltimore | righeorizzontali

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