Sulla riva del mare vive Gino, anziano romagnolo dalle attitudini poliedriche.
E’ brevilineo Gino, il corpo rotondo, i polpacci robusti, le gambe racchiuse in bermuda dai colori pallidi, il torace avvolto in magliette leggere. Ha lo sguardo vagante, con gli occhiali da lettura perennemente poggiati sulla punta del naso e le cordicelle ad incorniciargli il viso. Gino ha l’aria dell’uomo che ha sempre vissuto in riva al mare e la visione dei suoi capelli bianchi scompigliati dalla brezza è connaturata al paesaggio marino della riviera ravennate. E’ l’immagine di un lupo di mare incanutito, abituato a dialogare con l’acqua, il vento, la sabbia.
Intrattiene i bagnanti Gino, fa gli annunci con l’altoparlante, sovrintende alla vita del Bagno Milano. Gino è uomo di pensieri e di idee: elabora strane e complicate teorie sul totocalcio -azzardo ormai desueto- che un giorno vorrebbe scrivere e pubblicare in un volume per renderle fruibili ai più.
Nei giorni di mareggiata Gino lotta con la risacca. Lo si può vedere sulla riva del mare inscenare una bizzarra danza solitaria di eccentrici e ripetitivi movimenti. Mosse decise e vorticose, un gioco di braccia e di gambe a contrastare la ritmicità delle onde, l’inutile tentativo di riportare la sabbia alla sua origine, onda dopo onda.
A chi gli chiede a cosa serva quella danza, Gino risponde che è l’eterna lotta impari fra l’uomo ed il mare.
C’è più saggezza in Gino che in tanti sedicenti intellettuali dei giorni nostri.
Che tuffo indietro mi fai fare. Ero bambino a Marina di Ravenna (quella di una volta dei film di pupi Avati). Nella descrizione di Gino vedo “paro paro” quella di Nèlo il bagnino/affittacamere (casetta in legno dietro la sua modesta casa lungo il porto-canale). Lo vedo ancora sulla spiaggia ripetere gli stessi gesti antichi di Gino. Grazie Stefania.
Un tuffo nostalgico, ogni tanto, fa bene al cuore. Grazie a te Franco, come sempre.