Con un titolo così mi aspettavo un saggio vaneggiante scritto da un fanatico del tennis ai limiti dell’invasato. Più che aspettarmelo, lo ammetto, ci speravo. Perché di invasati di calcio, basket, Formula 1, baseball…. al mondo ce ne sono tanti, mentre di scalmanati del tennis non ne ho mai visto uno. I toni esagerati, mistici, esasperati mal si adattano allo sport dell’eleganza e dell’educazione quale è il tennis.
Insomma ero curiosa di leggere del mio sport preferito in modo trascendente ed il titolo questo mi ispirava: un’analisi fuori dagli schemi, un’interpretazione oltre le righe. La mia amica Lisa che mi ha regalato Il tennis come esperienza religiosa forse sperava in una mia conversione spirituale, non so. Tant’è che mi sono approcciata a questo saggio con un’alta dose di aspettative.
Deluse, ahimè.
Ora, non è che sono così sprovveduta. Dello scomparso David Foster Wallace ho letto Questa è l’acqua e sono rimasta ammirata dalla profondità e dalla limpidezza del suo narrare, oltre che dall’equilibrio complessivo del suo pensiero. Ed è proprio perché un autore così equilibrato se n’è uscito con un titolo così dissacrante che mi ero illusa di leggere qualcosa di pseudo rivoluzionario.
In realtà nemmeno il titolo è così irriverente come sembra perché non è un titolo originale, ma è mutuato da uno dei due saggi che il libro contiene. Questa edizione Einaudi del 2012, infatti, riedita due lunghi articoli pubblicati sul New York Times Magazine, uno del 1996 dal titolo “Democrazia e commercio agli US Open” ed uno del 2006 dal titolo Federer come esperienza religiosa.
Ecco, bastava dirlo! Se uno scrittore di alto livello come Foster Wallace racconta di Federer (e non del tennis) come esperienza mistica, non c’è proprio nulla di strano.
Perché Federer è il tennis, Federer è la perfezione, Federer è soprannaturale.
Collocare Roger Federer nel mondo del sacro è la semplice, pura, naturale realtà.
Bastava dirlo!
Infatti è stato l’editore a mettere insieme i due articoli e farne un unico testo. Lo sapevo e forse per questo le aspettative non sono rimaste deluse. Infatti il secondo articolo in origine si intitolava “Federer come esperienza religiosa”. Per vendere di più probabilmente hanno tirato fuori questo nuovo titolo assolutamente fuorviante.
Infatti, lettura comunque interessante. “Open” l’hai letto?
Certo! Molto bello. Anche perché, prima di Federer, il mio mito era Agassi. E’ vero che non lo ha scritto lui ma è pur sempre la sua vita, non potevo non apprezzarlo.
Open è talmente bello da sembrare un romanzo. Non ho ancora acquistato il libro di McEnroe, ma lo farò. Da bambina ero una fan scatenata di Ivan Lendl, piaceva solo a me!
Sorrido. Perché, prima di Agassi e Federer, il primissimo tennista che ho conosciuto e apprezzato era proprio Lendl. Ero piccolo. Mio nonno stava guardando una partita, Edberg contro Becker e gli chiesi chi fosse il più forte tra i due. Lui rispose che il più forte in quegli anni, era Lendl, numero uno del mondo. Da quel giorno ho iniziato a seguire tennis, tifando ovviamente per il più forte.
Eravamo in due allora!
Grandioso! Sei il primo tifoso di Lendl che conosco. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per il tennis e mi ha anche insegnato a giocare. E’ sui campi di terra rossa che ho imparato. Sognavo di essere la numero uno e di vincere il Roland Garros. Quando la Graf (Stefi come me) giocava contro la Sabatini (il mio stesso cognome con solo una t di differenza) pensavo di essere predestinata.
Eh eh, mi piaceva tantissimo la Sabatini e la Graf era fortissima. Il Grande Slam dice tutto di lei. Ma la povera Seles a soli 19 anni la batteva di continuo. Peccato che la sua carriera sia stata stroncata da un pazzo.