41, Norwegian wood e gli amici del liceo

41 norwegian wood

Ci sono libri che si leggono con dolcezza, le pagine scorrono silenziosamente e non ci si sofferma a riflettere. Ci si lascia semplicemente attraversare dalla narrazione, sospendendo emozioni e giudizio finché qualcosa di particolare cattura l’attenzione e ci spinge a meditare.

Norwegian wood è uno di questi libri dolci e silenziosi che ondeggiano lievemente nella mente e rimangono in sottofondo anche quando non li hai fra le mani. Mi sono chiesta perché, in un romanzo di quasi quattrocento pagine, la mia attenzione sia stata catturata da un episodio marginale e del tutto ininfluente sullo sviluppo della trama. La risposta trova radici nella mia predilezione per gli accostamenti inconsueti, per le idee anomale e nel mio passato di liceo classico fatto di tragedie greche, pathos e sturm und drang.

Watanabe, il ventenne protagonista di questo romanzo di Murakami Haruki, si trova ad accudire per alcune ore il padre di un’amica, un uomo anziano gravemente ammalato, ricoverato nell’ospedale di Ochanomizu, sobborgo di Tokyo. Watanabe e il vecchio sono due sconosciuti, non si sono mai visti prima di quel momento. Il vecchio non è in grado di parlare, riesce a proferire solo poche semplicissime parole. Watanabe lo nutre, lo lava e lo intrattiene con questo estemporaneo racconto:

“Conosce Euripide? E’ uno dei tre grandi drammaturghi dell’antica Grecia, insieme a Eschilo e Sofocle. La caratteristica delle sue tragedie è che succedono tanti di quei fatti che alla fine la situazione è completamente paralizzata, non so se ho reso l’idea. Ci sono un sacco di personaggi, ognuno dice la sua spiegando il suo problema e le sue ragioni, ognuno inseguendo la propria idea di giustizia e di felicità. Così tutti si trovano invischiati in un dilemma insolubile. E sa allora che succede? Una cosa veramente molto semplice: arriva un dio che rimette subito a posto il traffico. Tu vai lì, tu vieni qui, tu vai con quello, tu resta lì fermo per un po’ senza muoverti. E tutto si risolve perfettamente. Questo personaggio si chiama “deus ex machina”. Nelle tragedie di Euripide salta fuori in continuazione.”

A pensarci bene Norwegian wood con la sua dolcezza e levità è in realtà un libro estremamente drammatico che ruota attorno al tema del suicidio come soluzione ultima all’incapacità di crescere.

Io ed i miei amici del liceo siamo cresciuti insieme, senza mai perderci né allontanarci e con la straordinaria capacità, immutata nel tempo, di rifugiarci fra di noi nei passaggi della vita, senza bisogno di un deus ex machina che rimettesse tutto a posto. Ed è a loro, i miei amici della vita, quelli che ognuno dice la sua spiegando il suo problema e le sue ragioni, ognuno inseguendo la propria idea di giustizia e di felicità, quelli che mi hanno fatto spegnere 41 candeline, che dedico il mio Norwegian wood.

Grazie amici carissimi, il nostro deus ex machina siamo noi.

 

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9 pensieri su “41, Norwegian wood e gli amici del liceo

  1. a volte, quando penso agli aggiornamenti delle nostre vicende dal liceo in poi, mi viene da pensare che nemmeno un “deus ex machina” sarebbe riusciito ad immaginare gli accadimenti che hanno Ri-sistemato, anno dopo anno, le nostre vite.. vero, Ste?

  2. io spero ardentemente ma che dico, sono sicura che continueremo a spegnere candeline, a inseguire ognuno la sua idea di felicità e di giustizia INSIEME!!! Vi voglio bene amici tutti!!!!!

  3. ieri ho iniziato Norvegian wood e ne ho già divorato metà.
    è un’autentica sorpresa, mi aspettavo un romanzo ostico, di quelli che ti sfuggono da tutte le parti, trovo un racconto lineare, dolce con due protagonisti che non puoi non amare perchè sono lo specchio di tutte le difficoltà a crescere che ciascuno (io di sicuro) ha provato.
    ml

    • A chi non conosce Murakami consiglio sempre di avvicinarsi alla sua prosa leggendo Norvegian Wood, l’unico romanzo “normale” di Haruki e non solo perché è un racconto aderente alla realtà, privo di dimensioni irrealistiche e di mondi paralleli, ma soprattutto perché non è un romanzo che ti inghiotte con irruenza, piuttosto ti attrae delicatamente facendoti scivolare inesorabilmente dentro un universo malinconico di pace interiore. L’universo di Murakami.
      Se posso suggerirti il prossimo libro, ti consiglio Kafka sulla spiaggia, che è il ponte ideale fra Norvegian ed il resto della produzione murakamiana.
      Sono davvero contenta, caro ml, che stai facendo pace con Haruki. Mi sento complice di questa riappacificazione, un po’ di merito me lo prendo anch’io… 😉

  4. Sono a pagina 333 (lo giuro) e poi avrò finito di leggerlo. La scrittura di Haruki Murakami è lenta, non ti avvolge subito. A tratti non mi esalta, a volte ti prende per mano e non puoi farci nulla. Strana cosa.

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