Falso movimento

Che dici, sarà il caso di ordinare?

Cosa potrà mai racchiudere una frase così banale? Vi sembrerà strano, ma questo verso all’apparenza insignificante può racchiudere l’essenza di un amore.

Ascolto Falso movimento e vedo questa scena: è notte, in una città di mare, un uomo ed una donna affrontano il loro primo appuntamento al tavolo di un ristorante. Il protagonista è lui, la scena gli gira intorno; da un’inquadratura in prospettiva si passa lentamente ad un primo piano. La telecamera è fissa sul volto di quest’uomo, sulla sua espressione incredula e beata. Lei è come se non ci fosse, è solo una figura eterea oggetto della sua meraviglia. La meraviglia dell’amore quando non te lo aspetti più.

De Gregori non è mai banale, usa metafore ardite per rivelarci verità che già conoscevamo ma di cui non eravamo consapevoli. E’ così che nei suoi versi d’artista l’amore diventa un mascalzone, un gran maleducato che viaggia contromano e parcheggia sempre dove vuole, un dispettoso che fa vedere la lingua, che parla con la bocca piena, che si presenta senza invito, proprio in mezzo alla cena.

L’amore si scaraventa su quel tavolo di ristorante e lui, il protagonista, lo osserva estasiato. Non lo contrasta, nemmeno ci prova a combatterlo. Ci si abbandona al punto tale che la cosa più naturale da fare è dire: Che dici, sarà il caso di ordinare?

E’ una metafora leggera questa canzone che assomiglia ad un racconto, un racconto che sembra già un cortometraggio.

I miei versi preferiti sono quelli finali:

Tu mi guardi negli occhi
io non so dove guardarti
stasera sono un libro aperto
mi puoi leggere fino a  tardi…

Ascoltatela e ditemi se vedete la stessa scena che vedo io.

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2 pensieri su “Falso movimento

  1. “Lei è come se non ci fosse, è solo una figura eterea oggetto della sua meraviglia. La meraviglia dell’amore quando non te lo aspetti più” E’ per questo che ho ricominciato a leggere…….perché sei brava a scrivere e queste frasi lasciano il segno. Non permettere mai che qualcuno possa intralciare il tuo talento, vai avanti e continua così !

  2. Penso che un romanzo, un racconto o una canzone presuppongono spesso
    una persona reale o ideale, non importa, come lettore/lettrice,
    ascoltatore/ascoltatrice, come uno schermo su cui proiettare i tuoi
    pensieri.

    Oggi il tuo scrivere lo rivolgi ad un “lui” o a un “lei” ispiratori
    delle tue attenzioni, domani diventatno patrimonio di tutti.

    A volte capita di perciò di parlare con le parole di un altro.
    A volte c’è la volontà a volte viene letta un’intenzione dal
    ricevente, tutta sua, platonica ma perturbante come fosse vera.

    Facile per me diventare il protagonista maschile di quest’avventura,
    rifilando una sgomitata maldestra ma efficace al protagonista di falso
    movimento e sostituirlo. Forse perchè maschile è lo scrittore della
    canzone olo è il suo protagonista.

    Ma anche qui hai la sensazione, come chiunque che scorre gli occhi su
    di un libro, di vivere una unicità. Quel libro parla solo a te. O chi
    te lo ha dato ti sta parlando tramite quelle parole. E ignori
    volutamente le migliaia di copie pubblicate e ti credi solo con quel
    libro o quella canzone. E forse, come i due della canzone di De
    Gregori, consumi quell’ideale intimità e complicità mascalzona e
    maleducata.. che da quel momento non è più sua.. ma tua e di chi te ne
    ha sollecitata l’attenzione.

    È curioso anche quanto mi suggerisce il “non detto”, che io immagino,
    e che attribuisco alla intelligenza psicologica del De Gregori.
    Proprio l’immagine di “bambolina” (una mia lettura) oggetto delle sue
    attenzioni di quella sera sembra una provocazione per dire tutto il
    contrario.

    Quello che sembra un film tutto maschile, fatto da lui, mi costringe,
    di prepotenza ad immaginare, come lei sta vivendo quei momenti. I suoi
    pensieri.. femminili.

    Forse la naturale, ingenua, sincera, atavica mascolinità di lui sono,
    invece, suoi di lei, che pilota il tutto.

    L’incontro, le parole di lui, le parole della canzone e queste mie
    stesse parole di risposta sembrano ancora di più una bellissima,
    leggera, platonica e impalpabile volontà di emozionare.

    Forse tu, nel trasmettermela, sei (consapevole o no) il veicolo di
    questa emozione sensualmente primaverile. Bello no?

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