Mirco è un poeta.
Non solo perché scrive poesie, ma perché ha l’anima affaticata di chi ha vissuto e sofferto. L’ho conosciuto una sera di luglio ai margini della pedecollina reggiana sotto un cielo minaccioso di nubi. Mirco ha il viso buono dell’onestà e l’eloquio tipico della timidezza.
Un’esistenza difficile lo ha portato a scrivere in versi, a usare le parole come terapia e le rime come via d’uscita al dolore. Ha iniziato a scrivere nel 1990 e da allora ha pubblicato sei raccolte di poesie che, come lui stesso afferma, gli hanno salvato la vita.
Mirco scrive di fiori, di vento, di guerra e di fede. Scrive di una civiltà che ha smarrito l’integrità, di un mondo parco di valori devastato dagli abusi; racconta di come si possa ancora rincorrere la libertà aggrappandosi alla speranza. Mirco narra la vita attraverso gli elementi della natura, con uno sguardo dolente sul mondo e una fiducia incrollabile nell’amore.
In una lettera di qualche mese fa Mirco scrive: “Ora, sono un po’ stanco, questa realtà mi spaventa.”
Quando un poeta è spaventato, è nei versi che trova rifugio.
Versi delicati, versi rabbiosi, versi lievi, versi di riscatto.
Ne scelgo alcuni tratti da “Nel mattino degli anni” che ben si adattano a questi giorni di smarrimento:
Finestra sul mondo
Cielo iracondo
la giustizia
è acqua di fonte
inquinata a monte
spira il vento dell’imbarbarimento
brucia il colle
il mare ribolle
l’onda dell’abuso invade l’emisfero
non ci son rose
sul davanzale
l’incertezza prevale.
Bello Stefi un ritratto dolcissimo, e tanto vero
Stefania, sono onorato e commosso per quello che hai scritto.
Ti ringrazio perchè le tue parole sono sincere.
Ti auguro che questo blog possa diventare punto di riferimento,
nel vasto panorama della cultura e dell’arte internazionale.
Quella vera, non artefatta e costruita per un effimero successo.
Continua a scrivere ed emozionarci con i tuoi racconti.
Ciao Mirco